IL FALCO PELLEGRINO – una storia d'amore؟ è la sceneggiatura teatrale che si aggiudica il primo premio ex-aequo al Concorso Europeo per il Teatro e la Drammaturgia Tragos (Milano) XIV edizione (2019) sezione Drammaturgia rielaborazione di testo letterario:
trasposizione teatrale del romanzo breve THE PILGRIM HAWK – A Love Story***, di Glenway Wescott, 1940
Premiazione: 21 novembre 2019, chiostro Piccolo Teatro - Teatro Grassi di Milano.
www.piccoloteatro.org/it/events/2019-2020/premio-tragos-xiv-edizione
La lettura de Il falco pellegrino – un romanzo perfetto, in cui è sempre più raro imbattersi, come ha scritto Christopher Isherwood – mi ha da subito affascinata, in particolare per come Lucy, giovane esemplare del nobile e ieratico animale del titolo, è stata trasformata, grazie alla raffinata maestria Wescott, nel vero protagonista della tormentata storia. Le vicende del racconto, veloce e crudele al contempo, inoltre, che si concentrano tutte in un singolo pomeriggio, mi hanno immediatamente suggerito la possibilità di una trasposizione teatrale.
Il sottotitolo originale recita: Una storia d’amore. La mia writing quest è stata: quale? Quella fra Mrs Cullen e la sua Lucy, o quella che, nonostante tutto, la lega al marito? Quella che spinge Mr Cullen a compiere gesti inconsulti, o quella che unisce i domestici di Alex, in un pericoloso gioco di provocazione e di gelosia? A me pare che più che “una” storia d’amore, Wescott ci abbia voluto regalare un autentico gioiello di disincanto, descrivendo l’implacabile potere – che può graffiare in modo devastante – di questo sentimento nel più cocente dei drammi: l’irrealizzabilità del Desiderio (tema questo che m’inquieta e su cui scrivo da tempo). Per evidenziare con un segno grafico questo aspetto, mi sono, pertanto, concessa la libertà di personalizzare il sottotitolo, chiudendolo con un punto di domanda rovesciato (؟): facente parte della punteggiatura espressiva, venne introdotto verso la fine del XVI secolo dal tipografo inglese Henry Denham che lo inventò e lo battezzò percontation point; successivamente, nella Francia del XIX secolo, Marcellin Jobard e il poeta Alcanter de Brahm vi fecero ricorso in qualità di point d’ironie.
*** THE PILGRIM HAWK – A Love Story
Gli eventi narrati si svolgono, sul finire di un’indolente primavera, nella casa di campagna, nei dintorni di Parigi, di una giovane e ricca ereditiera americana, Alex, che ospita l’amico scrittore (fallito) e io-narrante Alwyn Towers. Entrambi ricevono l’inattesa visita di una coppia di conoscenti irlandesi, i Cullen (accompagnati da Ricketts, l’aitante chauffeur inglese, e dal falco pellegrino), gelidamente socievoli e costretti dal ridursi del loro patrimonio a trascorrere buona parte dell’anno in viaggio, sul continente, ostentando gioielli, abiti preziosi e auto di lusso.
La conversazione, tutta incentrata su Lucy, si alterna a pensieri legati al significato dell’amore, del matrimonio e più in generale alle dinamiche delle relazioni umane. Sotto lo sguardo distaccato di Alwyn, cominciano così a delinearsi i lati oscuri, le insicurezze e le debolezze dei vari personaggi, che danno vita a due distinte tragedie di altrettanti triangoli amorosi: quello dei Cullen con Lucy, da una parte, e quello dell’autista e della coppia di domestici di Alex dall’altra.
Lucy, chiamata così in onore dell’eroina di Walter Scott e Donizetti, nei cui riguardi Mrs Cullen vota un intenso amore, è una figura autenticamente tragica e inutilmente fiera, vista la sua riduzione agli ordini della sua carceriera; sarà il vero catalizzatore degli eventi di un pomeriggio che, da brioso, si inclina a un’imprevedibile catastrofe: al termine del racconto, Wescott consegna ai suoi lettori personaggi assolutamente diversi da quelli che aveva tratteggiato all’inizio: nulla più, per nessuno di loro, infatti, potrà essere come prima.
Nella mia trasposizione, pur attenendomi al magnifico impianto di fondo della narrazione di Wescott, l’ho così attualizzato:
Timing
Tutto si svolge nell’arco di un pomeriggio, nel mese di giugno, nel tempo attuale.
Location
La villa è ubicata sulle colline affacciate che incorniciano una delle strade più panoramiche al mondo: quella che collega Santa Margherita Ligure a Portofino. Il parco, cui si fa riferimento nella sceneggiatura, può essere reso (ogni scelta, ben s’intende resterebbe affidata alla competenza e al gusto della Regia) con un velario su cui proiettare immagini di ulivi, prato con bordure/ciotole di fiori, siepi di pitosforo… con il mare sullo sfondo.
Personaggi
Jacopo è l’io-narrante, amico milanese di Guendalina, che affettuosamente chiama Guenda.
I Cullen sono nella mia versione gli Ortega: la signora – per la quale ho optato per il nome Montserrat, di derivazione dall’omonimo monastero vicino a Barcellona – è orgogliosamente catalana, in contrapposizione al marito Rodrigo, discendente di una decaduta famiglia aristocratica spagnola. Questa scelta è funzionale al conflitto tra loro, più contemporaneo rispetto a quello ‘irlandese’ del romanzo di Wescott.
Per Lucy, memore di voli liberi e ridotta alla prigionia di cappuccio e guantone di cuoio, emblema, nella non rassegnata domesticità, di passioni insoddisfatte e mai spente, ho semplicemente adottato la traduzione catalana Llùcia. Nella finzione scenica si potrebbe valutare di sostituire il falco in carne e ossa con un automa (esistono in commercio sofisticati robot radiocomandati – del tutto identici nelle fattezze e nei movimenti a veri falchi – in uso negli aeroporti per spaventare incruentamente i volatili, allontanandoli dalle piste aeree e consentendo così ai piloti di effettuare decolli e atterraggi in piena sicurezza, ovviando al problema conosciuto come bird strike).